Il nostro sistema percettivo-reattivo

Gli esseri umani codificano la realtà in base alle informazioni che arrivano ai propri sensi, che sono poi connessi alla sensorialità interiore.

Quando vediamo, ascoltiamo, tocchiamo, fiutiamo o gustiamo qualcosa, un insieme di dati vengono assemblati per generare le nostre sensazioni. Ognuno di noi ha un canale sensoriale che predilige per interpretare il mondo. Si può attribuire significato alle informazioni attraverso immagini, suoni o emozioni. Sono quelli che la PNL definisce Sistemi Rappresentazionali (Bandler e Grinder, 1975), di cui si distinguono tre tipologie: visivo (immagini), uditivo (suoni, parole), cinestesico (corpo, movimento, gusto, olfatto, tatto).

Abbiamo un’infinita ricchezza di informazioni sensoriali disponibili in ogni momento, che vengono filtrate in base alla categoria rappresentazionale che prevale sulle altre. Gli individui hanno una percentuale personale di utilizzo di questi sistemi, a causa dell’influenza del patrimonio genetico, dell’educazione e delle proprie esperienze di vita.

I filtri servono a economizzare le informazioni, per non esserne sovrastati, e creare la mappa della nostra realtà, che non è quella generica del mondo (territorio), perché parziale.

Ciò non significa che se una persona è visiva non può utilizzare gli altri due canali, ma con più frequenza elaborerà le informazioni tramite immagini.

Osservando le persone con cui ci si relaziona, è possibile capire quale canale utilizzano, facendo attenzione non al contenuto del messaggio, ma alla forma. Cioè all’utilizzo di certe parole invece di altre, e al comportamento non verbale.

Le persone visive sono dinamiche e parlano velocemente, come se dovessero descrivere una rapida sequenza di immagini, gesticolando molto, portando le braccia verso l’esterno quasi a voler disegnare in aria concetti. In generale, rivolgono lo sguardo verso l’alto e utilizzano un timbro di voce alto, con poche pause. La respirazione si colloca all’altezza delle spalle (espressioni più usate: “mettere a fuoco”, “cosa ti sembra”, “me la sono vista brutta”, ecc.).

Le PERSONE UDITIVE comunicano in modo armonioso, parlano con cadenza ritmata e con un’accurata scelta delle parole, facendo pause al punto giusto. La respirazione è toracica e regolare. L’ascolto è per loro centrale: danno molta importanza al dialogo e alle discussioni, al significato e all’utilizzo delle parole. La persona uditiva ama sentirsi spiegare le cose e risponde volentieri. Il processo uditivo è sequenziale e più lento di quello visivo che è simultaneo, perciò questi soggetti appaiono rilassati e con una grande capacità di esprimersi (espressioni più usate: “prestare orecchio”, “fatti sentire”, “mi suona bene”, ecc.).

Le persone cinestesiche vedono il mondo attraverso il filtro dei sensi più tangibili, cioè il tatto, il gusto e l’olfatto. La loro vita è interpretata in base alle loro emotività e alle loro sensazioni corporee, tattili e percettive. Un soggetto cinestetico utilizza respiri lunghi e addominali, fa numerose pause e ha un tono di voce basso. Spesso si muovono e parlano lentamente e gradiscono il contatto fisico con l’interlocutore. Il sistema cinestetico è più lento degli altri, e questo fa sì che la comodità sia l’aspetto più importante (espressioni più usate: “pelle d’oca”, “non me la sento”, “avere la testa tra le nuvole”, ecc.).

Ci si può rendere conto dell’appartenenza ad un sistema o ad un altro quando, ad esempio, si vede un film in gruppo: ci saranno alcuni che avranno prediletto la colonna sonora o gli effetti acustici, altri la scenografia e gli effetti speciali, altri la “vibrazione” e l’atmosfera che si è creata nel film.

Ognuno di noi non è mai visivo, auditivo o cinestesico al 100% ma piuttosto siamo ibridi anche se una di queste tre tipologie tende a prevalere sugli altri.

Quindi, nella relazione con gli altri è importante non cercare di IMPORRE la nostra VISIONE DEL MONDO, non arrabbiarsi quando non siamo compresi, perché potrebbero avere una rappresentazione della realtà diversa dalla nostra.

È necessario non confondere la mappa, cioè le nostre percezioni soggettive, con il territorio. La mappa mi aiuta a girare nella città ma non è la città!

Come diceva Einstein la realtà è relativa, in funzione di chi la osserva.

 

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